BIOGRAFIA DI NUCCIA scritta dalla cugina Ida Chiefari
(Prima parte)
A nome delle mie sorelle Anna, Teresa, Silvana e dei parenti tutti, offro questa breve biografia alla cara memoria di Nuccia. A lei che ci fu guida e maestra di vita, sulla via del sacrificio e dono d’amore che non muore mai.
Io sono Ida, cugina di Nuccia.
Ho scritto questa biografia per esaudire il desiderio di un caro fratello, Federico. E' un racconto umile, semplice, edificante. Racconta di un fiore saturo di linfa e di profumo, di cui coglieremo la parte migliore e la offriremo a tutti, ma particolarmente ai malati, alle anime stanche e paurose della croce, ai cuori senza speranza, perché possa essere d'incoraggiamento e di esempio: esempio di vita crocifissa, feconda e felice. Nuccia, era un'umile creatura privilegiata da Dio, nata a Catanzaro il 10.04.1936 di venerdì santo, giorno certamente profetico alle sue sofferenze. Al comune fu registrata il 19 aprile. Venne alla luce Gaetana, (Nuccia per tutti) prima figlia che il Signore dona ai suoi genitori: Carmela Palermo e Salvatore Tolomeo. La mamma soprattutto si distingue per il senso del dovere, della laboriosità, della pazienza, dell'onestà. Sposa obbediente e umile, animata nel cuore da un forte sentimento religioso, dedica a tempo pieno, con amore e abnegazione, tutte le cure alla sua unica figlia, perché il fratellino, nato il 30-10-1940, muore all'età di quattro anni.
Alla tenera età di anni due, Nuccia viene colpita da paralisi progressiva deformante. Vane sono tutte le cure e le visite specialistiche eseguite a Torino e a Bologna, ma il male oscuro, perché non conosciuto, mina il suo corpo per sempre. Il papà, uomo ribelle, non accetta la malattia della sua unica figlia, mentre la mamma rimane ai piedi della croce con amore e pazienza. Egli, uomo severo, dispotico, il tipico "padre-padrone" collerico e infedele, rende la vita difficile ad ambedue. Bestemmiava molto e Nuccia soffriva tanto per questo e sempre pregava e offriva le sue molte sofferenze per la conversione del papà. Il loro fu un martirio molto forte. Dedito all'alcool, maltrattava e picchiava la moglie, e sia Nuccia, noi cugine e tutti gli altri adulti assistevamo a questi episodi, impotenti, con tanta paura e infinito dolore e Nuccia per tutto il tempo si mordeva un dito a sangue, pregava in silenzio e le lacrime rigavano il suo volto.
In una delle sue visite specialistiche eseguite a Torino, rimane bloccata, per la guerra in corso, per due anni a casa di una zia materna. Lei ha sempre ricordato quel periodo trascorso a Torino con molta gioia, perché amata, coccolata da quanti la circondavano e soprattutto trascorsi in serenità, nonostante la paura della guerra. Trascorse un'infanzia agiata, ma vissuta nel terrore per gli scatti d'ira e di violenza del padre; anche noi tuttoggi ricordiamo con paura questo zio. La loro situazione economica aveva degli alti e bassi per i colpi di testa del suo papà, ma Nuccia è sempre stata circondata d'affetto e premure dalla zia, sorella di sua madre, cioè mia mamma, e da noi cugine. Abbiamo sempre abitato in due appartamenti attigui e quindi comunicanti, per cui si viveva sempre insieme. Giocavamo, la portavamo sempre con noi, al cinema, al mare; ci raccontavamo tutto e in lei non abbiamo mai notato un pizzico di gelosia, di invidia, anzi gioiva per noi e con noi. Frequenta la scuola elementare sino alla quinta classe con profitto. Intelligente, gioiosa e altruista, viene amata da tutte le sue compagne di classe, ma non può frequentare la scuola media, perché dista dalla sua casa parecchi chilometri e a quei tempi non c'erano mezzi di particolare trasporto. Sin da piccola è precoce nelle cose di Dio, che le sono congeniali, e manifesta subito un particolare trasporto per la preghiera del santo rosario, che recitavamo tutti i pomeriggi insieme, specialmente nel mese di maggio, quando veniva eretto un altarino e la Madonna veniva intronizzata con canti e fiori.
A sette anni si accosta per la prima volta al banchetto Eucaristico nella chiesa della Madonna del Rosario, che dista pochi passi dalla sua casa, e vive il suo incontro con Gesù, con slancio e fervore quasi inimmaginabile per una fanciulla della sua età, e il suo cuore (ne sono sicura) in questa occasione venne toccato senz'altro da una grazia particolare. Pur ancora fanciulla, la sua carica religiosa la rende equilibrata e matura, rivelando in lei forza di volontà e coraggio, insieme ad una singolare resistenza, sia al dolore fisico che morale. Ma come tutte le adolescenti era vanitosa, andava fiera dei suoi lunghi capelli neri e chiedeva alla sua mamma di pettinarla ogni mattina in modo diverso, e poi si ammirava a lungo nello specchio. Quando non era soddisfatta di come la mamma glieli aveva acconciati, glieli faceva disfare, finché una mattina la mamma perse la pazienza e la sgridò. La notte sognò di vedere la Madonna che, prendendola per mano, la portava in un prato e la faceva camminare su questo prato verde, dove improvvisamente si accendevano tante fiammelle, e lei sentiva i suoi piedi bruciare. La Madonna con molta dolcezza le disse di non spaventarsi, ma che avrebbe dovuto smettere di guardarsi troppo a lungo nello specchio e far spazientire la mamma, altrimenti un giorno avrebbe dovuto camminare sul quel fuoco. Svegliatasi, rifletté a lungo su quel sogno, e promise a se stessa e alla Madonna che non sarebbe stata mai più tanto vanitosa e capricciosa, e si accontentò subito di come la mamma l'aveva pettinata, suscitando sorpresa nella madre, che chiese spiegazioni e Nuccia le raccontò il sogno che aveva fatto.
Ben presto la sua salute si rivela delicata; sin dalla più tenera età si ammala spesso e i suoi polmoni incominciano così a procurarle ripetute broncopolmoniti, che la portano spesso in fin di vita, ma sempre prodigiosamente ritornava alla vita più gioiosa di prima. Intanto, andando avanti con gli anni, il suo corpo diveniva sempre più contorto, un polmone venne compromesso per sempre. Molto devota a Padre Pio, fu da lui guarita. E infatti ricordo che, in una delle sue gravissime polmoniti, inviammo un telegramma a Padre Pio, chiedendo preghiere per lei. Alle cinque del mattino seguente Nuccia avvertì un profumo intenso e noi aprimmo il nostro cuore alla speranza. Dopo alcune ore venne il postino e consegnò un telegramma senza indirizzo; c'era soltanto scritto: “Nuccia – CZ”; esso diceva : “Padre Pio prega- assiste - benedice - inferma” e le sue condizioni andarono pian piano migliorando.
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